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Notti
di guardia
Autore:
Giuseppe Naretto
Genere: giallo, drammatico
«Notti
di guardia» introduce la figura del Dott. Massimo Dighera che
opera in orario notturno presso il pronto soccorso ospedaliero. Fra i
casi a lui sottoposti ve n'è uno che sembra rivelare un mistero,
apparentemente celato dietro un banale incidente automobilistico.
Un
indagine quindi prende campo, senza i modi o lo stile tipici
dell'esperienza, passando invece attraverso aneddoti, persone e
circostanze. Il Dott. Dighera scoprirà una verità nascosta o
semplicemente si ritroverà ad aver fatto i conti con la propria
immaginazione?
L'indagine
è il tema centrale della narrazione o almeno così vorrebbe essere,
ma purtroppo nasce da una situazione così rituale che sembra più
che altro una sorta di copione già scritto, tipicamente elaborato
per la puntata di un telefilm e la cui ripetizione rappresenta una
nota stonata. Fuori posto.
L'anamnesi
dello status esistenziale del medico è un misto di rassegnazione
repulsiva e di riflessioni esistenziali. Egli ammette l'eccezione, ma
teme che possa diventare la regola.
L'uomo
quindi, prima ancora che il medico, tenta di evadere da una prigione
senza sbarre, entro la quale le ossessioni sono simili a pulsioni:
attrazioni scevre da compromessi e come tali destinate a scivolare
via, come la pioggia nell'acqua di un fiume.
I
periodi dell'esposizione narrativa sono coerenti, ma anche fortemente
ripetitivi: rafforzativi del medesimo focale punto di vista
soggettivo. Siamo in presenza di una dissonanza cognitiva fra ciò
che «sente» l'Autore e che sicuramente viene da pensare sia
profondamente variegato come un eterno conflitto radicato nell'anima,
e quel che riesce effettivamente a trasmettere al lettore.
Il
risultato è un azione presente che fagocita l'ambientazione e ne
rumina pedissequamente il contenuto, come una metastasi,
trasmutandolo a sua immagine.
L'indagine
esce svilita e finisce per diventare un veicolo poco appassionante e
parecchio scontato. Il cui svolgimento alla fine è un annichilimento
della morale obiettivamente senza senso e artisticamente in deficit
rispetto alle attese.
I
personaggi sono poco sviluppati e risultano molto caricaturali.
Manca
un elemento focale più argomentativo che leghi le numerose anime di
quest'opera e che consenta al lettore di potercisi calare dentro.
La
scelta di una freddezza e sterilità esplicativa si risolvono in una
disarmonia nell'eccesso di descrizioni, a discapito dei dialoghi di
cui spesso si sente la mancanza stante il ritmo assai lento.
«Notti
di guardia» è un romanzo potenzialmente interessante, ma
sviluppato male. Con numerose negligenze che tuttavia non tolgono il
fatto che sia ben scritto (l'Autore ha talento), ma ci sono troppi
limiti che sarebbero dovuti essere eliminati dopo la prima stesura.
L'editing dell'opera è stato impostato male.
Marco
Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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