lunedì 18 giugno 2012

Tra amici

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Libreria - Galleria

IL SECONDO RINASCIMENTO

Via Porta Nova 1/A (ang. via C. Battisti) - Bologna

ROMANZI - SAGGI - TESTI UNIVERSITARI

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Tra amici

Autore: Amoz Oz
Genere: esistenziale, attualità.




Amoz Oz è uno dei più celebrati Autori israeliani degli ultimi 50anni.

Un narratore della vita con la capacità espositiva epistolare di parlare al cuore, sussurrando quelle parole che la mente spesso fatica a trovare. Nel disordine. Nel caos. Oz è un compositore di note senza tempo, la cui riproduzione è una parte, da sempre, di quel tutt'uno che nella poesia racconta il Sè.

Il suo stile narrativo è straordinariamente semplice: come il battito d'ali di una farfalla.

Si autofocalizza con naturalezza sul presente, applicando una creatività statica alla scena, centralizzata sul tempo e sulle emozioni in essa vissute.

Lui parla al lettore di giorni di un presente che è già passato.

Il suo racconto del kibbutz, è come un percorso narrativo che unisce i puntini di uno schema, materializzando lo stile di vita ebreo, passo dopo passo e con una cordialità espositiva mai invadente, ma sempre figlia di un patto basato sulla reciproca accettazione con il lettore.





L'ebraismo applicato alla vita è, in quest'ottica, per noi occidentali un pò barbari di scienza e cultura, specialmente quando pretendiamo di esportarla senza essere invitati a farlo, una logica accettazione della convivenza con le regole. Dalla cui irrinunciabilità discende un concetto sublime di dignità che guarda alla persona. E di osservanza.

La persona si centralizza, per via di una parsimoniosa conflittualità dei rapporti umani.

Una conflittualità non violenta. Figlia di un disegno unico di tutti quei ruoli, che possiamo definire quali “mestieri”, recitati tanto quanto vissuti.

Perchè l'Autore ci spiega come il “mestiere” di tutti è migliorare se stessi attraverso la dedizione all'opera di messa in sicurezza del prossimo, del nostro vicino. Questa è la metrica ed il peso della nostra umanità.

Dalle sue parole, dal racconto di questi uomini, che sono il tutto e nel contempo nessuno, perchè anonimi tanto quanto presenti nella vita del kibbutz, scaturisce l'immagine di una cultura la cui intensità è determinata dall'armonia.

Una tempestosa quiete, che accetta la creazione come simbolo eterno dell'alternanza fra il vecchio ed il nuovo.

Uno straordinario patto generazionale che riporta l'uomo alla sua vera grandezza. Nello spirito.

Più volte, l'Autore punge il lettore con la punta di una lancia, dal cui costato scaturisce una verità fin troppo effimera, quando permette alla storia, intesa come l'attualità delle decisioni altrui, di penetrare la carne del kibbutz.

Da ciò scaturisce, sempre, una tentazione a deviare da quella invisibile, innominata, ma straordinaria presenza della via maestra. Avanti ai nostri occhi, ma difficile da percorrere.

La tentazione è molto camaleontica nell'arte di Oz ed ogni lettore la percepirà in modo difforme.

E l'Autore ci fa capire come il tormento ci allontana dalla pace interiore, e dalla rettitudine della quiete di un ordine, basato sulla gerarchia di un pensiero immanente, come tale vivente oltre le regole vergate sullo scritto, quanto lo sono gli elementi, di per sé eterni.

Una parola ha un peso grande. Enorme. Può essere un atto di stupidità, o l'inizio di qualcosa di grandioso. Lo stesso dicasi per i comportamenti. Dobbiamo aver fede in noi, ogni volta che ci muoviamo, o agiamo, consapevoli di questa semplice ma complessa verità. Un retaggio. Un credo. Uno stile di vita per il kibbutz.

Più che una narrazione Oz, ci si presenta come un saggista, la cui storia vuole lasciare qualcosa a noi che l'ascoltiamo: una riflessione innominata perchè ci appartiene. E' nostra. Con tutti i suoi pro e contro.

Il suo equilibrismo dialettico, malgrado la vena discorsiva, riesce a mantenere la tensione degli eventi sulla semplice descrizione, senza cedere alla paura o alla superbia di esprimere un giudizio che sarebbe inappropriato ed irriverente.

Violerebbe il patto con il lettore.





A ben guardare, le sue regole artistiche sono le migliori sulle quali basare un amicizia dopo la prima conoscenza; non a caso, il testo s'intitola “Tra amici” ed è un invito a cogliere la poesia di un gran disegno. Uno straordinario atto d'amore, e di quiete, che ci riporta a ciò che di essenziale custodiamo per tutta la vita nel cuore.

Consigliatissimo, leggerlo è una fortuna per qualunque lettore.

                                                         Marco Solferini
                                                  marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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2 commenti:

  1. Impeccabile come sempre..
    Ottima recensione.

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  2. Mai letto una recensione del genere.. dire che è fatta bene è riduttivo. Penso che Lei abbia esattamente individuato le caratteristiche del romanzo volute dall'Autore.
    Davvero complimenti.

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