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La famiglia Fang
Autore: Kevin Wilson
Genere: commedia,
drammatico.
“La famiglia Fang”,
narra della passione artistica di una coppia, Caleb e Camilla, per le
rappresentazioni spontanee quelle cioè che utilizzano la realtà e
le situazioni di tensione che si possono originare condizionando il
comportamento del pubblico, il quale, è a tutti gli effetti ignaro
della finzione.
Si potrebbero definire
“artisti di strada”, figli dell'improvvisazione, laddove
le loro rappresentazioni puntano ad incanalare il luogo comune,
attraverso quelle reazioni più plausibili, agli stimoli, che le
persone usualmente subiscono.
Ecco allora che i Fang,
mettono in prosa scene ad alta tensione in ristoranti, centri
commerciali, in strada come su di un aereo. In buona sostanza:
fingono, rappresentano, sfruttano il distorcimento della realtà allo
scopo di creare una devianza, controllata ed incanalata, nella gente,
nei passanti, in tutti quegli ignari protagonisti della
rappresentazione. Che di essa però sono l'epicentro.
I coniugi Fang, hanno due
figli, Annie e Buster, entrambi i quali vengono avviati all'arte di
famiglia, coinvolti attivamente in queste false rappresentazioni,
finzioni che si spingono sempre oltre, al punto da non sottolineare
più quale sia la verità e quale la menzogna.
Nel romanzo, gli episodi,
le “pièce teatrali” di quest'arte spontanea, sono
collocati nel passato, mentre il presente e dedicato ai due fratelli,
cresciuti ed allontanatisi dai genitori. Da essi quasi scappati. Ma
non dall'arte. Affermata attrice lei, scrittore e giornalista lui.
Entrambi però, coinvolti
in una serie di accadimenti che rappresentano una parabola demolitiva
della loro vita professionale e sociale. Scandali ed incidenti
traumatici li costringono a ritornare presso i genitori. Per
assistere ignari all'ultima grande rappresentazione che i coniugi
Fang hanno pensato.
Il libro si presenta da
subito come un omaggio intellettuale a quella goliardia artistica che
nella spontaneità ritrova forse la sobrietà della sua matrice più
animale, meno razionale. La devozione di colui che immedesima la
parte, lasciandosi coinvolgere al punto da diventare un tutt'uno con
la finzione stessa.
Amabilmente condito di
aneddoti ironici, qualitativamente tipici della commedia buffonesca
delle parti, laddove la realtà sembra paradosso e fagocita,
letteralmente, l'assurdo, tanto che gli eventi, pur non apparendo fra
loro pilotati creano un vortice distruttivo, apparentemente
insondabile quanto ineluttabile.
In questo scenario
decadimentale si reinserisce, nella vita dei ragazzi, non più
bambini o adolescenti, bensì adulti, il concetto di arte della
famiglia Fang, da cui essi provengono e dalla quale sono stati
toccati, marchiati, forse plagiati oltre un punto, misterioso ed
occulto, di non ritorno.
I Fang, vivono per
l'arte. Sono l'arte. Tutta la loro vita è un testamento di
abnegazione al concepimento, alla messa in scena: una costante
rinuncia del superfluo, al punto che hanno voluto sperimentare la
veridicità del modo di dire, tale per cui, per un artista “i figli
uccidono l'arte”. Perchè intimamente creano il cambiamento.
E così l'Autore crea una
magistrale sceneggiatura ambientale, dove i redivivi figli di quella
che sembra essere stata una prova concettuale, si ritrovano ad
assistere alla più grande ed ambiziosa opera dei genitori: la loro
scomparsa. Una morte, forse vera, forse simulata. Ma come si può
reagire, nella consapevolezza che tutto ciò che accade, può essere
finzione, e noi stessi gli strumenti inconsapevoli di quest'ultima?
L'Autore, con una
dialettica introspettiva ed egocentrica, meticolosa quanto
all'avanguardia, smonta il concetto di “azione uguale reazione” e
per noi lettori Italiani, ci riporta alle note sofisticazioni
comportamentali del celebre Pirandello, del suo “Fu Mattia
Pascal” e di “Uno, nessuno e centomila”.
L'assurdo diventa
drammatico, ma attraverso gli occhi dell'artista.
Il realismo così come la
ragione, sono sottoinsiemi di una pazzia morta e come tale non più
tenace di un paradosso, dalla cui accettazione scaturisce il non
senso. Di qui lo scontro, violento, fra l'idea dei figli, feriti,
delusi, il cui dramma sembra inascoltato perchè i genitori vivono
una dimensione completamente diversa.
Quel che per loro è
atroce, per Caleb e Camilla Fang è arte. Non c'è cattiveria, perchè
l'annullamento, esclude la malvagità, quanto l'amorevolezza. Al
punto da affermare che tutti siamo artisti, in questo senso, e
recitiamo una parte, un copione. Il nostro. Per scelta o per
imposizione.
La frase che più di ogni
altra mi ha colpito nel romanzo è stata: “la vita normale è il
rifugio perfetto per un pessimo artista”.
Credo che sintetizzi
molto bene, la geniale rappresentazione che l'Autore ha creato della
finzione.
Penso che in
quest'affermazione vi si possa riscontrare l'intuito del senso comune
a mezzo del quale l'Autore osserva la vita dall'esterno, come la
telecamera di un set cinematografico. Registrando il cambiamento del
protagonista e delle comparse al punto tale che i ruoli si possono
scambiare, fino a confondersi.
C'è un evidente omaggio
al cinema d'Autore francese, e al grande Orson Welles (citato nel
romanzo). Nonché ad un idea della sceneggiatura naturalista,
vivente, improvvisata e visionaria come nel noto regista Terry
Gilliam o nella celebre antitesi essere – non essere di Orwell e
del suo annullamento attraverso l'accettazione.
“La famiglia Fang”
è un ottimo romanzo. Concepito per ribaltare il concetto di
normalità, alla luce dell'arte, intesa come metafisica
dell'esistenza. Un atto di geniale intelligenza creativa, per
riflettere sul paradosso esistenziale di un realismo così anarchico
da rifiutare il contrario, abbracciandolo solo quando sente il
bisogno di negarlo. Romanzo umoristico e drammatico, amabilmente
ambientato. Coinvolgente e scritto con una scienza creativa
impeccabile del senso comune.
Consigliato.
Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBellissima recensione.
EliminaDirei che hai saputo esprimere ottimamente, come sempre, il contenuto del Libro.
Da lettrice, ti dico soltanto "grazie".
Isla
Il libro mi interessava già molto, perchè ne avevo sentito parlare bene. Lo leggerò quasi sicuramente a breve poi ti scriverò in proposito.
RispondiEliminaLa recensione che hai scritto è ottima. Ti seguo sempre dal gruppo facebook e ogni volta sembra veramente di vivere dentro al libro di cui scrivi.
Sei bravissimo.
Baci.
Carissimo,
RispondiEliminati confermo che pubblichiamo un estratto della tua straordinaria recensione.
Grazie come sempre per la disponibilità.
A prestissimo!
Grazie a Voi, che offrite un importante servizio per tanti Lettori.
EliminaGrato di poter offrire il mio contributo.
Ottima recensione, condivido tutto.
RispondiEliminaL'Arte (con la maiuscola) è centrale in questo libro. La sua bellezza è una forza trascendente che ti rapisce fino al punto da farti dimenticare tutto il resto.
Da Artista del Teatro quando interpreto un ruolo o scrivo una sceneggiatura sento su di me il peso dell'esistenza come mai accade. E' una forza vitale che mi toglie e nel tempo stesso mi dona qualcosa di grandioso. Mi sento spogliata e rinata.
L'Autore di questo romanzo è stato bravissimo a creare un parallelo con la vita e la finzione che spesso sono la stessa cosa per come noi li viviamo.
Hai saputo cogliere veramente l'essenza più intima di questo scritto e penso di non aver mai letto una recensione migliore, anche se devo ammettere che quello che sto leggendo le Tue precedenti e sono tutte di altissimo livello.
Condivido anche le citazioni cinematografiche che hai fatto in particolare Terry Gilliam che è uno dei miei registi preferiti.
Complimenti.
Ciao ho letto molte delle tue recensioni compresa questa da facebook e le trovo tutte bellissime.
RispondiEliminaFai bene a definirti prima di tutto un lettore ed è questo che si sente prima di tutto: la passione per la lettura.
Questo libro non lo conoscevo ma dopo aver letto il tuo giudizio penso che me lo segnerò fra quelli per l'estate poi ti saprò dire.
Io nel tempo libero ho scritto una serie di racconti. vorrei sapere se è possibile avere una tua valutazione. Per il momento sto pensando all'autopubblicazione ma prima un giudizio critico mi sarebbe immensamente utile.
Grazie in anticipo e ancora complimenti per come scrivi.
Stefania.